giovedì 15 marzo 2012

vetta

trattasi di tropo. come dire punto d'arrivo. sempre legato all'ora.
non disgiunto da un pizzico d'ironia boccaccesca: ci troviamo forse sul fondo d'una valle.
di certo siamo all'esito puntuale delle capacità.
e la salita, identicamente, è solo un cammino.
una perdita perenne di passi per ritrovarsi. in balia della prospettiva, eppure carichi del mestiere di vivere.
ecco la nostra vetta: la bella fatica che dentro vibra

8 commenti:

  1. usa qui l’autore un tropo, il quale si chiama «ironia», per vocabolo contrario mostrando quello che egli intende di dimostrare (Boccaccio)

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  2. quello che fa vibrare con le sue parole.

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  3. Fa pensare di più l'ultima frase ;)

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  4. La vetta non è una traslazione
    se non come non detto (fintanto che non).
    Mai visto, un esito puntuale
    (se non quando, sì, voleva fare dell'ironia, disgiunto giudizio dell'ultima ora).
    Sì, vetta per modo di dire.
    Di certo è: la fatica
    ma come si fa a dire: soltanto.
    La vetta è un bel panino
    (se poi c'è quello cui basta il boccaccesco)
    sì tra due mezze giornate cariche di mestiere
    e passi scoccati (non: ore) da sentir sbattere i denti
    perduto? più o meno digerito, nulla si distrugge.
    La vita, è una traslazione.

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    Risposte
    1. non è che abbia capito molto delle tue opinioni. ma forse era questo lo scopo? volevi aggiungere altra ironia? no, forse no. almeno non del tutto, così mi pare di capire. rispondo all'unico interrogativo esplicito: "perduto?". non mi sento perduto. ciao

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