lunedì 26 novembre 2018

sul piano

che vittima e carnefice non possano essere messi sullo stesso piano è talmente ovvio che mi viene più di qualche dubbio

14 commenti:

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    1. direi qualcosa di più grave di una sindrome specifica. buon giorno

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  2. Il destino di dubbi non ne ha, sullo stesso piano li fa incontrare per quanto dannoso possa essere il risultato.

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    1. è corretto, mi pare, parlare di destino e di comune destino

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    2. Se il tuo riferimento psicologico va nella direzione della Gestalt, complimenti per la variegata e ampia conoscenza, se non è così, complimenti ugualmente per la tua spiccata capacità analitica e comunque sia ti pare corretto :-)

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    3. sono piuttosto ignorante. in generale e pure con riferimento all'argomento "gestalt". ma, riflettendo, qualcosa ho capito e sono arrivato a conclusioni (personali, temporanee e parziali, s'intende) che qualcosa hanno probabilmente a che vedere con la teoria e certe indagini di carattere psicologico e sociale.
      buon giorno

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  3. Il carnefice non si presenta mai con il suo vero volto e mette in atto ogni sua prerogativa per annettersi la simpatia della preda che, incatenata o soggiogata, non sa o non riesce a difendersi. Una società che non riconosce le vittime e le processa non può dirsi civile e in effetti è barbara. Nessuno sconto, mai, per il carnefice che se non riconosce il suo torto rimane contagiosamente colpevole come la società che non lo punisce.
    Ciao

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    1. non è sempre così. anzi direi che rappresenta la minoranza dei casi la volontà di ingannare. questa riflessione mi pare importante e in linea col tentativo di disconoscere (più che occultare) e "giustificare". buon giorno

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    2. Non si tratta di volontà d'ingannare ma di bisogno di prevalere, di vincere, e le strategie che mette in atto sono frutto delle possibilità personali di ogni violento.
      Buongiorno.

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    3. sì, il bisogno di prevalere, prevaricare, anche attraverso l'inganno, al fine di possedere sta alla base del comportamento violento. ma c'è anche spesso una componente psicologica di frustrazione.
      questo solo per completare l'argomento e precisare meglio il mio pensiero.
      poi volevo chiarire che non mi riferivo soltanto ai casi di violenza nelle relazioni interpersonali tra singoli individui e in ambiti ristretti.
      buon giorno

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  4. Ci sono stati casi un cui la vittima è stata talmente soggiogata che si sottometteva "volutamente" al carnefice. Il potere e la debolezza delle menti giocano brutti scherzi.
    sinforosa

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    1. è proprio una logica che prevede e accetta la possibilità di entrambi i ruoli. buon giorno

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    2. La vittima viene spesso talmente indebolita, umiliata, da perdere pian piano l'autostima e arrivando a credere di meritare i castighi che i maschi-zeta infliggono. Le donne che raccontano le loro terribili esperienze, dicono di questo meccanismo che riconoscono solo quando escono dalla spirale di violenza. Che tremenda esperienza...

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    3. tutte riflessioni che ho fatto e che mi sono chiare.
      è pure evidente che solitamente il carnefice sceglie oculatamente la vittima

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