"è una giornata tenebrosa, una giornata infausta" disse. "è un giorno come ogni altro, semplicemente un giorno. sei tu ad avere la mente tenebrosa e turbata, mio signore"
La verità è un'elaborazione mentale soggettiva. Per questo Dostoevsky affermò: "Se da una pare ci fosse la verità e dall'altra Cristo, io sceglierei Cristo.
Dostoevskij, scrivendo ad una principessa russa, diceva: "Se da una parte ci fosse la verità e dall'altra ci fosse Cristo, io sceglierei Cristo". Ho capito il paradosso. Nell'episodio dell'adultera la verità è che nel vecchio testamento la donna doveva essere lapidata, ma Cristo con poche parole lo impedisce. Non condanna Gesù: né la donna, né quei figuri. Che ognuno abbia la possibilità di andarsene per non peccare più. Alla donna lo dirà esplicitamente: non ti condanno, vai, e d’ora in poi non peccare più. Ma anche i facinorosi farisei e scribi ricevono la stessa possibilità, attraverso i silenziosi e enigmatici gesti di Gesù: che vadano, anch’essi, per non peccare più. Una verità scritta, ma che non è Carne non può penetrare nel cuore dell'uomo. Per questo Fëdor Dostoevskij ha scritto: "Se Cristo fosse da una parte e la verità dall'altra, io sceglierei Cristo".
Delle "Città Invisibili" Italo Calvino scrive: L’inferno dei viventi è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. Vale la pena leggere Calvino perché proprio lui, che ha una capacità di scrittura e che spesso sembra quasi compiacersi della propria intelligenza, fa capire che scrivere non è un atto che basta a se stesso, ma ha bisogno del rapporto con l'altro. La letteratura ci commuove perché ci richiama il bisogno della verità, ma non ci fornisce la verità, perché essa è fuori, dove la vita accade.
avevo letto questo brano di italo. si può dire lo stesso del paradiso. un po' al contrario. la letteratura è una porta. o una finestra. chi può dire cosa sia dentro e cosa fuori? meglio semplicemente sfruttare tutte le possibilità
sì, ogni tanto è benefico ricordarci, riappropriarci di quello che è possibile e, soprattutto, che ci compete, concretamente. qualcuno diverso da me direbbe: che dobbiamo a noi stessi. grazie a te
In effetti ognuno vede la propria giornata secondo i suoi canoni mentali. 🤗
RispondiEliminain effetti un giorno non è mai uguale all'altro. però forse, proprio per questo, ci si può approcciare con maggiore equilibrio
EliminaIl bello della vita, la diversità del quotidiano. 🤗
EliminaQuesta sera me la vedo nera, disse la marchesa passeggiando nuda sugli specchi.
RispondiEliminamolto simpatico :)
EliminaLa verità non esiste. Ognuna ha la sua.
RispondiEliminasfondi una porta aperta. buon giorno
EliminaLa verità è un'elaborazione mentale soggettiva.
RispondiEliminaPer questo Dostoevsky affermò: "Se da una pare ci fosse la verità e dall'altra Cristo, io sceglierei Cristo.
io, come minimo, sceglierei di prendere in considerazione entrambe le cose
EliminaDostoevskij, scrivendo ad una principessa russa, diceva: "Se da una parte ci fosse la verità e dall'altra ci fosse Cristo, io sceglierei Cristo".
EliminaHo capito il paradosso. Nell'episodio dell'adultera la verità è che nel vecchio testamento la donna doveva essere lapidata, ma Cristo con poche parole lo impedisce.
Non condanna Gesù: né la donna, né quei figuri. Che ognuno abbia la possibilità di andarsene per non peccare più. Alla donna lo dirà esplicitamente: non ti condanno, vai, e d’ora in poi non peccare più. Ma anche i facinorosi farisei e scribi ricevono la stessa possibilità, attraverso i silenziosi e enigmatici gesti di Gesù: che vadano, anch’essi, per non peccare più.
Una verità scritta, ma che non è Carne non può penetrare nel cuore dell'uomo. Per questo Fëdor Dostoevskij ha scritto: "Se Cristo fosse da una parte e la verità dall'altra, io sceglierei Cristo".
mi verrebbe da dire: c'è carne e companatico...
Eliminatony, lo ha detto anche Calvino. La letteratura è bella , ma la realtà è fuori del libro.
EliminaInsomma, il Vecchio testamento non serve a un cazzo.
mi cogli impreparato.
Eliminaquale calvino? giovanni o italo?
Delle "Città Invisibili" Italo Calvino scrive:
EliminaL’inferno dei viventi è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Vale la pena leggere Calvino perché proprio lui, che ha una capacità di scrittura e che spesso sembra quasi compiacersi della propria intelligenza, fa capire che scrivere non è un atto che basta a se stesso, ma ha bisogno del rapporto con l'altro.
La letteratura ci commuove perché ci richiama il bisogno della verità, ma non ci fornisce la verità, perché essa è fuori, dove la vita accade.
avevo letto questo brano di italo.
Eliminasi può dire lo stesso del paradiso. un po' al contrario.
la letteratura è una porta. o una finestra. chi può dire cosa sia dentro e cosa fuori? meglio semplicemente sfruttare tutte le possibilità
Comunque l'altro Calvino non era un fesso.
Eliminaconoscendolo assai poco, posso dire solo che non mi convince affatto la dottrina della predestinazione.
Eliminabuon matti no :)
Le giornate sono solo giornate che noi le coloriamo con l'arcobaleno o con il buio.
RispondiEliminahai ragione: siamo noi i pittori
Eliminasì, capisco e concordo. tuttavia, proprio per questo, se cambiasse il nostro sguardo, direi che sarebbe un progresso.
RispondiEliminabuon giorno
sì, ogni tanto è benefico ricordarci, riappropriarci di quello che è possibile e, soprattutto, che ci compete, concretamente.
RispondiEliminaqualcuno diverso da me direbbe: che dobbiamo a noi stessi.
grazie a te